1. |
Quiz (con Zeno)
02:44
|
|||
chi sei? cosa vuoi? dove vai? qual’è il tuo posto?
|
||||
2. |
Smartismi pt.2
03:38
|
|||
A te gli occhi e ti son dentro, come avvolto dalla luce tua
ciò che ho intorno si è dissolto a perdere di intensità
bulbo smorto di una lampadina fulminata
ovvio che lo si dimentica
a confronto col tuo furbo mondo dove ogni cosa è retroilluminata
la mia distrazione concentrata qui nel grande adesso
sennò chissà se mi ricorderei di te
se tu non mi ricordassi di essere questo me stesso
lo ammetto, mi piaccio un pò di più nel tuo riflesso
e non sarei corretto a definirti specchio, no
mi fai da occhio, bocca e orecchio
sei la magia nel tocco, la gioia del negozio sempre aperto
sei tutto ciò che cerco ancora prima di volerlo
la vetrina nuova il carosello in giostra
nube azzurra con la memoria mia riposta dentro
hai la mia storia, vinco un proscenio per essere al centro
lo sai bene che ci tengo
e che un legame così stretto io non l’ho sentito mai
ti chiedo di promettermi di non andartene in stand-by
No! Che ti succede adesso?…e pensare che eri solo una cabina! Una cornetta! Un soprammobile!
Era forza, spinta, pressione d’uomo
solco tracciato con manoE ora del segno del tempo una volta esistito
non resta niente
Solo un presente sfuggito al passaggio di un dito
Non c’è passato ma un presente già andato al passaggio di un dito
Finalmente fai ritorno, prima luce del mio giorno
da accreditato navigante è dentro te che sfogo il mio bisogno
senza il minimo ritegno, dissociato quanto basta
vado alla valaccavegno, me la saltello un pò qua e la
così di palo in frasca, sotto il polpastrello ho un mondo che si tasta
e quindi [sfioro un pò] la pelle degli eventi
scorro via veloce zigzagando tra frammenti a frotte
provo insieme tutti i sentimenti ma in formato pocket
nel sensazionale che un pò shocca [ma anche no]
il mio dito tocca tutto ma a me niente mi tocca [oramai lo so]
che sono una vittima dei tempi
e che oramai la vendo cara la mia pelle d’oca
se per curiosità chiedessi diagnosi
direbbero “sei affetto da normalità”
e pensandoci son medio problematico
solo come tutti quanti vivo nello zapping telematico ultracompulsivo
c’ho una scimmia da dispositivo che combino
ad una sindrome da aperitivo
per cui assaggio un pò di tutto finché non son sazio
penso che gravito nel mondo
quando in realtà c’ho un dito indice in un angolo di cyberspazio
[...io,io,io...]
|
||||
3. |
Caodo (con Ida)
04:12
|
|||
Questa è una storia di sole, di terra, di mare...e di caldo
l’estate più calda che la terra ha sentito
il bacio più lungo con la lingua di fuoco della bocca del sole
il nervo che salta, nessuno che lo ha tenuto
con la gente che batte in testa, la pazienza si rompe
e sembra di essere in uno zoo
quella volta il sole con i coglioni che sembravano mele
aspettò ancora un momento
stanco di quei due bacini dalla Terra degli uomini
le voleva frugare con tutta la sua lingua dentro
sperando che ci stesse e senza calcolarsi le conseguenze
gli si avvicinò un pò di traverso
poi una volta addosso l’acchiappò con tutto il calore e la passione dell’universo
un bacio pieno di voglia, la cucinò sul fuoco come un cuoco con la sua teglia
si può capire perchè ora il mondo bolle
guarda, le città chiuse, le cicale che più che cantare
sembra che le hanno prese e strozzate
e poi girare di eliche e ventilatori, ventagli e condizionatori
uomini al coperto e zanzare con la rabbia
la città sembra un film di cowboy col caldo del deserto
quando il ventro struscia la paglia
e senti un pò laggiù
un bus di uomini schiacciati che fanno a gara a chi grida di più
con tutto il calore che da sotto va in su
il gabbione dello zoo è aperto e non si sa più chi lo chiude
questo cielo tirchio d’acqua fa si che si scalda la terra
e soffia aria di umido, fa patina di viscido, abbiamo il male del tropico...
un cielo senz'acqua, quand'è che viene giù?
l’estate più calda che la terra ha sentito
il bacio più lungo con la lingua di fuoco della bocca del sole
il nervo che salta, nessuno che lo ha tenuto
con la gente che batte in testa, la pazienza si rompe
e sembra di essere in uno zoo
dunque la terra era tutto un bollire
un caldo così non si era mai sentito
tra quelli che battevano in testa c’era anche il mare, o meglio “la madre”
così chiamata da quel cullare le creature
lei prese provvedimento in proprio
senza più vento a pettinarle le creste
che il sole di prepotenza le asciugò quel soffio
perse la pazienza, si ritirò dalle coste senza dire niente a nessuno
cambiò direzione, levò quel blu da terra e lasciò marrone
si dette alla fuga per non avere crucci, si tirò dietro i suoi pesci
e via dai bagnasicuga
prima che diventasse un mare di sushi
prese il via e giù per la buca del triangolo delle Bermuda
in maniera sicura con un bel salto andò a bagnare un pianeta altro
dove ci fosse un pò di vento, di frescura, di fresco
ma il casino scoppiò nei confronti del Sole
quando lo hanno saputo quelli dell’Unesco
“senti Sole, per la tua colpa e delle tue palle gonfie, coglione,
i turisti non possono più farsi i selfie con il mare dietro
guarda che è sparita la linea degli orizzonti
la terra è tutta di crateri e di monti, non ci siamo
vedi di abbassare il calore sennò ti spengiamo
e ne troviamo un altro che consuma meno
e poi vedi di chiamare il mare o meglio “la madre”
e dille di tornare di corsa, subito!
il sole con i raggi tra le gambe fece tornare il mare o meglio “la madre”
e anche il vento sopra lei a soffiare e a fare fischi
tornò il blu a pitturare la terra
tornò la riga degli orizzonti dentro ai selfie dei turisti
|
||||
4. |
||||
5. |
||||
Dat aora en anante l’emperator, lo papa et li principes civitatis, estabilises che de sorva el poder et alli homines sancti in burla manera no se puote sblaiar et giastemare et inharmonie inmunde bibrare. Codelo tipo de simia homines, como blateri istriones, ioculadores, claudi, manci et aotra specie meretrices, sgami de lo tempo de iusto cristianis et cultores diaboli, qui eos at tali peccatum mirari, serà reo de verbera et castigato par mortem avec lazo si dominus placet. En vexe codeli chi cantan et exaltan gesta principum et vita sanctum et fascio superhomines grata sunt porchè exortan lo poder ad continuo infinitum
Noi vecchi rimasugli di una vecchia banda diavola
cagati qui così, ad azzardar di sopravvivere
e più inveiamo il cielo più faville lui rimanda
a maledirlo ancora, senza una battutaccia
con cui poterlo deridere
gobbi con la faccia verso terra,
schiena al sole e dai di vanga
e se ci scappa una preghiera non è a ricucire l’anima
ma per la tirchieria carogna di vostra signoria che sia magnanima
e qualcosa a noi rimanga
scampati dalla gogna per un pelo
espiamo col lavoro tanta pena
che l’arte nostra fu comunque vista a stregua di elemosina
e così tanto zozza e oscena da meritar censura
dannato il giorno in cui facemmo abiura mandando tutto in vacca,
giurando la rottura con l’usanza che ci destinava curvi sulla zappa
e risero di noi chiamandoci fratelli
allattati da medesima follia baldracca
Rispondemmo con più vanità
raccattando un poco d’arte in sacca
fummo girovaghi con facce come il culo e con lingue da acrobati
sfoggiando acerbe abilità per qualche piazza
finché la vocazione mise ognuno sulla propria traccia
chi si invaghì delli denari, chi di una madonna pazza
a chi il sapere picchiò in piena faccia
schiaffo che zittisce chi s’azzarda
quando incontrò i soprusi del castello
Il suo potere ed il bastone di chi stava farne guardia
ci fu chi s’appuntì negli occhi e negli scritti
nei villaggi corse voce dei misfatti perpetrati ai piani alti
s’indignavano i bigotti però altri aprivano il borsello
e ne giovammo tutti quando facevam cappello
fu per tenerci zitti che il castello si adoperò col più feroce tra gli editti
inviò un vassallo con l’arringa che ci condannava ai giorni della cinghia
e se non fu la fine dei cantori scimmia
a noi ha pensato il tempo ad amputar la lingua
le anime più accorte invece si trovano pronte
confessarono gli sbagli, un tocco di cerone, un berretto coi sonagli
e furono buffoni a corte con garanzia sul reddito
ciò ha fatto scuola a chi è venuto al seguito
adesso che fiumane di arlecchini in movimento
sognan d’allietar signori tra pregiati vini e candelabri argento
al castello fan la questua, pronti a mutilar l’orgoglio
purché cali il ponte levatoio
|
||||
6. |
Da lì in poi ('77)
03:33
|
|||
Dal 1977
c’è ancora chi persevera e non la smette
mentre si accumulano dissolvenze,
esami non passati di maturità
Quel tempo chiama gioventù a raccolta
mentre Travolta è in botta da Night Fiva
l’Italia odia e ama in strada resta gente uccisa
fugge Lama, muoiono Lorusso e la Giorgiana
su Bologna i carri armati di Cossiga
suona profondo il mare, suona Napul’è di Pino
quando Rino intona la sua Aida
grida l’ultima avanguardia e dopo il Vile Cabaret
qui in provincia l’Adelina balla con il male che se la porterà con se
in famiglia è forte il dramma
un bimbo in pancia smania e scalcia
però mangia a giudicar dal tondo della mamma
che in un giorno di acque rotte, ore sette e cinque sei,
sforna quattro chili e un etto con cavei
sesso maschio sagittario con due belle gote
e un’alterego di catarro che vuole soffocarlo in piena notte
il bimbo dorme poco e male
con il muco come compagno
amico di strusciate sui polsini del grembiule
alla scuola elementare è un bimbo lento
“Signora questo qui è un distratto cronico
che sta nei mondi suoi a statuto autonomo
e consegna fuori tempo
fate qualcosa subito se non volete che sia eterno ultimo”
il bimbo si fa ometto col suo cervellino avverso al calcolo e alla logica
è buono per il tratto grafico con mano di mancino
non per la carriera in elettronica
perciò la direzione vira sotto la catena Apuana
nelle terre di Carrara,
dove ancora si respira sano e tira una bell’aria libertaria
ma è l’epoca che esige una tariffa oraria
e anche il più lento avrà il suo appuntamento con la storia
C’è la scimmia per la pagina quando non è più bianca
per il nero del carattere da stampa
per il detto dalla Bic sopra la cartapaglia a voce alta
quando un chiunque infila sillabe con bocca di mitraglia e il funk lo esalta
c’è un urlo che si alza, dice “state in guardia, l’incubo è imminente”
un’altra gioventù chiamata alla raccolta
inerme, poco pronta, garantita in niente
massacrata anche stavolta tra le strade e le caserme
tra i precari e i robocop, i Lilliput, il blocco,
la città di Genova va a fuoco
c’è chi raccatta quell’allarme e se lo porta in loco
c’è un reato di tortura si, ma giusto giusto sedici anni dopo
poi il ritorno da quell’ira, il rimbocco che motiva
anti uniti da medesime incertezze
nelle occupazioni di provincia dei primi duemila
e per un pò la ciminiera vibra
al 29 in Via delle Pianazze
giunge la buriana che riquadra il “Noi” a “Io chi sono”
un ometto in un riflusso nuovo titubante in ogni ruolo
da impiegato fantozziano
si domanda com’è giusto vivere
quand’è così che ci ammazziamo
quando il cancro del lavoro mangia mano a mano un tempo che non tornerà
lui ancora sta nei mondi suoi a statuto autonomo
contro il suo io biologico
un anziano ancora in fase della pubertà
|
||||
7. |
Tardivo (con Dott.D.)
02:32
|
|||
ero
un tipo tardivo
ma il lavoro mi ha reso diurno e schivo
e adesso giusto giusto all’ora arrivo
ero
un tipo tardivo
ma adesso vivo giorni tutti uguali
mi conforta stare solo coi miei pari
compiacendomi dei miei riti astrali,
imperniati su cicli fissi e ritmi circadiani maniacali
ero
un tipo tardivo
guardavo il soffitto bianco e giuro
con l’immaginazione da solo sbalordivo
oggi
sono stanco e provo fastidio
quando vedo gruppi di persone io resto anfibio
non posso piu temporeggiare
non riesco a immaginare
un mondo diverso anche quando sono scevro dal mio fare
“Pensa a te stesso, non voltarti, fingiti fesso....fra il dire e il fare... preferisco comprare”
Per quello che voi chiamate progresso
la mia urgenza adesso è una pausa
e sono stufo di scommettere solo su me stesso
mentre siamo in tanti a sentire un mondo che vive in eccesso:
(ma ditemi) com’è che siamo arrivati a tutto questo?
con il sole mi eclisso sbrodolando parole ma senza gli allori
mentre tu resti con gli arnesi dei lavori,
noi creiamo all’infuori dello scopo
e …chi s’ammazza per il pane, e chi si incazza per le sane
abitudini che non salvano sta razza immane
audiocompatti in audiocomparti suoniamo strafatti esterefatti dagli astri:
è questo il lasciapassare per terra e per mare?
voi che i porti lasciate nell’insieme terraque
diteci: che speranze covate?
|
||||
8. |
Smartismi pt.1
03:37
|
|||
Finalmente è giunta l’elettricità
getta luce nuova sull’umanità
l’aria si elettrizza di felicità
ci illumina la vita nella sua totalità
ora che è arrivata l’elettricità
chissà quanti nuovi aggeggi accenderà
tutti con la smania di comunicar
nelle strade nei paesi in ogni angolo in città
...adoravamo la macchina, lo stile d’acciaio, i trasmettitori a valvole, gli aritmometri, le onde radio, le centrali elettriche, il nostro genio rivolto al futuro, il nostro intento figlio della macchina, nuovo di zecca e micidialmente elettrico...
Quel tal sentì
l’urlo del suo paziente vibrar così
dentro l’aggeggio in rame
fu più che evidente che la voce umana potesse viaggiar su corrente
da un punto ad un altro di un qualsiasi ambiente
da lì a un pò
un mondo appena cablato si aggrovigliò
un genialoide croato parlò
di un domani di voci e messaggi inviati senza usare cavi
fu genio ma poco avvezzo agli affari
così un tizio più scaltro brevettò un’idea similar
novità, gli uomini in tutta mobilità poter prendere a comunicar
poi vennero guerre mondiali
gli stati avanzati contro gli avversari inventarono calcolatori binari
il conflitto raffreddò,
l’uomo nuovo passeggiò sulla luna e in terra gli umani erano invasi
da squilli di aggeggi industriali
Si prepara al grande salto
l’uomo nuovo inquadra nuove mete
collega o ancora meglio connette
un calcolatore all’altro
nasce la rete che in breve si espande su enormi distanze
l’elettroaggeggio pensante richiede attenzione più grande
veste abiti civili da esterno quando svalica confini di governo
e approda al bricolage di qualche smanettone dentro ad un garage
Che in lui intravede un potenziale
aggeggio adatto ad ogni umana sfera personale
medesimo destino tocca al suo telecugino
cioè lo squillo non è più solo per casa e comodino
è destinato ad uno spazio piccolino
nel privato della tasca di ogni piccolo individuo
se da principio dieci ricchi sborano col nuovo simbolo
un mercato florido fiuta il valore del consumatore singolo
e mentre i chip evolvono in capacità di calcolo
gli aggeggi affiorano a miliardi e già stravincono
Nuova era
tempo d’oggi
squilla il chip
la furbizia degli aggeggi
sintetizza tutto in rapidi passaggi
carne somatizza
l’uomo sordo si consegna alla sua macchina
che registra osserva elabora
senza un tasto spegnimento
vittima di un’ossessione
ansia da ottimizzazione
sta passando il tempo
a forza di misurazioni
senza più approssimazioni
siam miliardi di coglioni
che non han più un senso
...ora cantiamo il corpo elettronico, la bellezza nuova, quieta bianchezza delle forme, l’essenzialità elegante, l’onnipresenza del timer silente, celebriamo il bigdata, l’intelligenza degli aggeggi smart, l’abbondanza accelerata, la postidentità, i fotobiettivi con dentro noi, cantiamo il telelavoro, il weblavoro 24h, il lavoro ovvio svolto dalle macchine per noi, l’illuminazione a schermo, lo shopping maniacale, il nostro restyling, il grande reset, l’elettrificazione dei nervi, le protesi del cervello e la memoria nei dischi rigidi, noi cantiamo lo spazio in quanto ovunque e il tempo in quanto questo solo istante. Ora!
|
||||
9. |
Prendere il tempo
02:15
|
|||
Il piacere di prendere il tempo
per quello che è
senz’ansimar correndo
lasciarsi quel tramonto indietro
salutare con un ciao la rabbia
poi andarsela a buscare l’alba
a tendere un
agguato a quella palla gialla
bella da rapirla e insacchettarla
poi nasconderne le piste
proprio li quando il mattino non si scrosta ancora via le cispie
...e niente, saper essere paziente
almeno per stamane
grato ad ogni minimo frangente che ritorvi tra mille istantanee
il meglio pure sopra al peggio male
l’abbraccio a nodo con quel tuo fratello
il giorno che a mancare fu suo padre
il male a svaporare
a libersene in volata
sgusciare in scivolata via dal traffico smaniante
con il ghigno, su due ruote, con l’ausilio delle sole gambe
saper che il poco è un mucchio e tanto basta
che basta la rotondità di cassa e basso a dare il picchio all’arripiglio
e non aver da chieder meglio
inaugurare un nuovo orgoglio
svestirsi della delega vigliacca che ripara
essere un sè che si dichiara
incider l’aria con la punta della lingua,
con la mano che declama
senza più sentirsi in gara
perchè oggi è tutto buono, niente ostacola
è Renzo e Wilma che si tengono per mano
la frignata di un bambino
una fantela da paura che si scaccola
non è il SI che lasci a tutti per sembrare un bravo fante
piuttosto un NO serrato che ti salva il culo
finalmente
la testa per creare
il petto per sentire
le gambe per andare
so che il meglio è già qua...
|
SomaRionda La Spezia, Italy
Othavio & BudLee: dal Sud Liguria, un carico portato al giro, in girotondo
Streaming and Download help
SomaRionda recommends:
If you like SomaRionda, you may also like:
Bandcamp Daily your guide to the world of Bandcamp