Vinile 12" di Padri con incluso un inserto contenente testi e fotografia realizzata da Jacopo Grassi.
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lyrics
Questa è una storia di sole, di terra, di mare...e di caldo
l’estate più calda che la terra ha sentito
il bacio più lungo con la lingua di fuoco della bocca del sole
il nervo che salta, nessuno che lo ha tenuto
con la gente che batte in testa, la pazienza si rompe
e sembra di essere in uno zoo
quella volta il sole con i coglioni che sembravano mele
aspettò ancora un momento
stanco di quei due bacini dalla Terra degli uomini
le voleva frugare con tutta la sua lingua dentro
sperando che ci stesse e senza calcolarsi le conseguenze
gli si avvicinò un pò di traverso
poi una volta addosso l’acchiappò con tutto il calore e la passione dell’universo
un bacio pieno di voglia, la cucinò sul fuoco come un cuoco con la sua teglia
si può capire perchè ora il mondo bolle
guarda, le città chiuse, le cicale che più che cantare
sembra che le hanno prese e strozzate
e poi girare di eliche e ventilatori, ventagli e condizionatori
uomini al coperto e zanzare con la rabbia
la città sembra un film di cowboy col caldo del deserto
quando il ventro struscia la paglia
e senti un pò laggiù
un bus di uomini schiacciati che fanno a gara a chi grida di più
con tutto il calore che da sotto va in su
il gabbione dello zoo è aperto e non si sa più chi lo chiude
questo cielo tirchio d’acqua fa si che si scalda la terra
e soffia aria di umido, fa patina di viscido, abbiamo il male del tropico...
un cielo senz'acqua, quand'è che viene giù?
l’estate più calda che la terra ha sentito
il bacio più lungo con la lingua di fuoco della bocca del sole
il nervo che salta, nessuno che lo ha tenuto
con la gente che batte in testa, la pazienza si rompe
e sembra di essere in uno zoo
dunque la terra era tutto un bollire
un caldo così non si era mai sentito
tra quelli che battevano in testa c’era anche il mare, o meglio “la madre”
così chiamata da quel cullare le creature
lei prese provvedimento in proprio
senza più vento a pettinarle le creste
che il sole di prepotenza le asciugò quel soffio
perse la pazienza, si ritirò dalle coste senza dire niente a nessuno
cambiò direzione, levò quel blu da terra e lasciò marrone
si dette alla fuga per non avere crucci, si tirò dietro i suoi pesci
e via dai bagnasicuga
prima che diventasse un mare di sushi
prese il via e giù per la buca del triangolo delle Bermuda
in maniera sicura con un bel salto andò a bagnare un pianeta altro
dove ci fosse un pò di vento, di frescura, di fresco
ma il casino scoppiò nei confronti del Sole
quando lo hanno saputo quelli dell’Unesco
“senti Sole, per la tua colpa e delle tue palle gonfie, coglione,
i turisti non possono più farsi i selfie con il mare dietro
guarda che è sparita la linea degli orizzonti
la terra è tutta di crateri e di monti, non ci siamo
vedi di abbassare il calore sennò ti spengiamo
e ne troviamo un altro che consuma meno
e poi vedi di chiamare il mare o meglio “la madre”
e dille di tornare di corsa, subito!
il sole con i raggi tra le gambe fece tornare il mare o meglio “la madre”
e anche il vento sopra lei a soffiare e a fare fischi
tornò il blu a pitturare la terra
tornò la riga degli orizzonti dentro ai selfie dei turisti
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